sabato 5 novembre 2011

SIGNORE, QUEL BOATO

Herat, 3 novembre 2011
Preghiera scritta dopo la liberazione degli ostaggi italiani da parte di RC-West

Signore era mattino
e tranquillo stavo già in ufficio a compiere il mio dovere,
ad organizzare la mia giornata,
iniziata come sempre con un semplice segno di croce.
Poi quel boato enorme, improvviso che mi ha catapultato a terra
in mezzo a cartacee, vetri e sedie.
Nel mio luogo di vita e di lavoro
è piombata una violenza inaudita,
dove l’uomo e la polvere decidono di esplodere insieme.
“Mio Dio che succede,
e gli altri amici dove sono, come stanno?”
In quegli attimi la sola preghiera
era un’invocazione di speranza verso Te, o Dio,
mista a paura: la paura dell’uomo, pervaso dall’odio senza scrupoli.
Dietro la stanza blindata rimbombavano gli spari:
quei colpi sempre più vicini che terrorizzavano la mia anima
e continuavo ad invocarti con poche parole: “Mio Dio, mio Dio”.
Nel cuore spezzato e impaurito
vedevo la mia famiglia, i miei cari, la mia bambina.
Quel briciolo di fede che tu conosci, Signore,
mi è stato di grande aiuto,
durante quei minuti che sembravano ore,
quelle ore che parevano anni,
quel tempo che coglievo fermarsi nell’angoscia e nel terrore.
Poi, Signore, quella voce amica,
la liberazione e la gioia di incrociare gli sguardi rassicuranti:
ero salvo dall’odio, attorno a quei segni di violenza,
custodito nell’angolo di terra che mi avvicina alla Patria.
Signore, che emozione sentire e vedere i miei cari lontani,
che gioia riprendere fiato con gli amici vicini.
Ancora scosso e felice, ti dico: “Grazie, Signore della vita,
grazie perché continuo a contare i miei giorni.
Ti loderò per sempre, Signore.

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