venerdì 18 novembre 2011

SIGNORE, TRA I BAMBNI AFGHANI

Signore, oggi abbiamo trascorso una giornata diversa dal solito. Il luogo del nostro lavoro ha dato spazio alla gioia dei bambini; questa nostra base blindata, ha abitato la loro tenerezza.
Non è stato facile averli tra noi, perché in questa terra, ancora pervasa di violenza, è difficile anche fare il bene e vivere la solidarietà. Ma oggi loro erano con noi e ci siamo accorti che i bimbi amano gioire, sempre, in ogni situazione, in ogni luogo. Gioiscono con chi li diverte, senza differenze di razza o religione.
Per loro ciò che conta è l’allegria. Che bello, Signore, amare il divertimento, sano, spontaneo, semplice e immediato.
L’allegria apre all’accoglienza, alla novità, alla disponibilità verso nuovi incontri e nuovi orizzonti. Per un attimo ci siamo sentiti in famiglia, arricchiti dai loro vispi occhi, dal loro docile sorriso.
Con loro abbiamo giocato, senza troppe parole, ma con il linguaggio della gioia, con i gesti dell’amicizia. I miei giochi dell’infanzia, hanno oltrepassato i Continenti, fino ad arrivare sotto questo cielo: “iak, du, se, setarà”, "uno, due, tre, stella", per correre e fermarsi improvvisamente, tra sguardi e sorrisi.
Signore, i bambini ti accolgono, perché accolgono la novità.
Tu mi ricordi: “Lasciate che i bambini vengano a me, perché a chi è come loro appartiene il Regno di Dio”. Fammi diventare bambino, donami la gioia di essere sempre disposto a sorridere e a gioire alla vita, con tutti e in tutti i luoghi, perché ovunque tu sei, in tutti sei presente.
Amen.

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