Signore, anche oggi ho messo la mia mimetica.
Dal giorno che i miei cari mi hanno salutato all’aeroporto
vesto sempre la mia mimetica.
Non importa se è l’anniversario del mio matrimonio
o il compleanno del mio caro bambino.
La indosso giorno dopo giorno,
nel mio servizio quotidiano,
tra la polvere e il fango,
nell’ufficio e sull’altana,
per una pizza o una pausa caffè.
Non mi servono altri vestiti,
se non l’uniforme di servizio.
E in questo tempo che passa,
vorrei essere strumento di sicurezza e libertà.
Ho i miei turni, disponibile ventiquattro ore su ventiquattro.
Sparsi in questa terra afghana,
ognuno ha il suo compito, il suo ruolo,
ma tutti vestiamo gli stessi colori,
con dignità e orgoglio,
tutti militi gli uni degli altri,
vigilanti reciproci di vita e di pace.
E quando celebro Te, porto la stola sulla mia mimetica,
la veste liturgica sulla tela con le stellette.
È un grande dono essere un tuo ministro,
è una gioia essere al servizio della Patria e dei suoi custodi,
tra la Parola rivelata e gli ordini impartiti,
tra la Provvidenza divina e la giustizia umana,
tra la Coscienza dell’anima e la responsabilità civile,
tra l’edificazione del Tuo regno e la sicurezza dei popoli.
Signore, anche oggi, in ginocchio davanti a Te,
vesto la mia mimetica.
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