Bala Murgab, 06/01/2012
Preghiera scritta dopo l'esplosione di un IED nella Cop "Mono", dove è rimasto ferito Andrea.
Preghiera scritta dopo l'esplosione di un IED nella Cop "Mono", dove è rimasto ferito Andrea.
Svolgevamo la pattuglia a piedi,
un controllo ordinario per noi che stavamo nella COP “Mono”.
Camminavamo verso il paese, che stranamente appariva deserto.
Insieme con noi svolgevano il servizio anche i militari afgani;
uno di loro ad un tratto, con la mano, mi fa dei cenni lenti, continui, decisi.
Io, primo fra i miei, capisco che devo rallentare, fermarmi, stare attento:
“Non stanno scherzando!!”, rispondo agli altri.
Scruto la zona, vedo della terra smossa;
con i binocoli distinguo chiaramente un filo bianco che scende da un muro
e avviso i miei: “C’è qualcosa”.
Immobile prendo il GPS per dare tutte le coordinate: 41SNV 47 619…
e un boato tremendo, enorme m’investe improvviso
e mi brucia il volto che sanguina.
Capisco che sono stato tradito dall’uomo accecato di odio,
ma protetto dai gesti dell’amico afgano e dall'addestramento che mi ha imposto di rimanere alla giusta distanza.
Terrificato, raggiungo gli altri sei compagni,
sicuro di trovare riparo da quella minaccia sotto i miei piedi.
Arrivato alla COP trovo Rossana, che con tranquillità mi pulisce l’occhio tumefatto,
il volto colpito da sassi.
Dal suo sorriso capisco che posso rimanere sereno.
L’elicottero arriva subito per Bala Murgab,
soccorso dai medici americani.
Ora posso chiamare a casa: “Papà sto bene, mamma tranquilla”.
Sono ancora frastornato quando arrivo al Role 2 di Herat,
e sul quel letto d’ospedale realizzo: “Mi sono salvato”.
E il mio cuore che sino ad allora era stato in silenzio,
confuso dal boato e dalla frenesia generale
ora custodisce quel unico e prezioso pensiero:
Grazie Signore, sono fuori pericolo.
Grazie Signore, perché posso ancora vedere e sentire quanto è bella la vita,
scrutare ogni giorno i segni della tua infinita Provvidenza.
Nel giorno dell’Epifania, tu Dio ti sei manifestato ai popoli e mi hai protetto.
E tra la stessa gente afghana, una mano mi ha ferito e una mano mi ha difeso.
Questa volta, davanti al nemico, mi hanno salvato i gesti del fratello afgano.
Nessun commento:
Posta un commento